Se si può fare del bene è bene farlo!
L'iniziativa "Adolescenti: istruzioni per l'uso" si rivolge a chi tra di voi, amici ed amiche, sia genitore di un figlio adolescente e sia quindi ben conscio delle difficoltà che tutto ciò comporta.Grazie al successo numerico e qualitativo ottenuto nel 2016, "Adolescenti: istruzioni per l'uso" viene riproposto anche quest'anno con il fine di intraprendere un percorso informativo e formativo che i genitori seguiranno sotto la guida capace e professionale della Dott.ssa Giulia Disegna, Psicologa clinica specializzata nel sostegno individuale, di coppia e alla famiglia.In spirito di liberalità e volontariato, Assogevi Onlus garantisce per questa iniziativa l'entrata libera e gratuita chiedendo solo, per motivi organizzativi, la prenotazione da parte di chi tra di voi fosse interessato.Gli incontri si terranno: Sabato 28 Gennaio dalle ore 10.00 alle ore 12.00 Sabato 11 Febbraio dalle ore 10.00 alle ore 12.00 Sabato 25 Febbraio dalle ore 10.00 alle ore 12.00Oggi volevo presentarvi in maniera più approfondita la Dottoressa che terrà e guiderà gli incontri relativi all'iniziativa "Adolescenti: istruzioni per l'uso".Lascio quindi la parola alla Dott.ssa Giulia Disegna che, meglio di qualunque altro, potrà parlarci della sua esperienza professionale e, in particolar modo, delle problematiche legate agli adolescenti.
Che dire di più, partecipate genitori, partecipate!
Sono una Psicologa clinica ad indirizzo psicodinamico.
Mi interesso del benessere della persona, nella sua
totalità.
Offro servizi di consulenza e terapia psicologica per la
cura di disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disturbi del comportamento
alimentare, disturbi di personalità, dipendenze dal gioco, dipendenze da
sostanze, dipendenze affettive, difficoltà della comunicazione, difficoltà
della relazione presso il mio studio privato a Vicenza, a Cittadella ed in
clinica italoamericana.
Lavoro in ambito di:
-sostegno individuale
-sostegno di coppia
-sostegno alla famiglia.
Lavoro da quasi dieci anni nell'ambito dell’adolescenza:
L’ADOLESCENZA è la fase della vita in cui i dubbi su sè stessì e gli
interrogativi sulla propria identità, l’insoddisfazione per il proprio corpo,
le tensioni con i genitori possono costituire dei momenti di transizione .
Tuttavia in alcuni casi questi aspetti assumono un peso
eccessivo, provocando stati di sofferenza che si protraggono troppo a lungo o
che si estendono fino a invadere la vita dell’adolescente.
Il periodo dell’adolescenza è particolarmente fecondo
rispetto al cambiamento ed è contemporaneamente un momento critico rispetto
alla direzione che prenderà il processo di costruzione della personalità. Come
se entrare in crisi profonda in adolescenza ci ponesse di fronte al bivio tra
la possibilità di sviluppare una struttura personale solida da un lato e il
rischio di un estendersi e di un amplificarsi dei punti di fragilità da un
altro lato. Tutto dipende da come ci poniamo di fronte al nostro stato di
crisi.
D’altro canto pensare di farsi aiutare da qualcuno in
adolescenza è sovente particolarmente costoso a livello emotivo. Tutti tesi
verso l’acquisizione e il riconoscimento da parte degli altri della propria
indipendenza, nella necessità di prendere temporaneamente le distanze in
qualche modo dai propri genitori per potersi differenziare da loro: come
coniugare tutto questo con l’incontro con una persona che comunque fa parte del
mondo adulto da cui si vorrebbe per tanti aspetti affrancarsi?
L’ambivalenza (cioè desiderare e non desiderare al tempo
stesso) nel chiedere aiuto e nel lasciar intendere o nel mostrare il proprio
stato di bisogno è quindi particolarmente comprensibile in questa fase della
vita.
Se è l’adolescente che chiede una consulenza psicologica tra
i temi di sofferenza (non sto parlando di diagnosi ma di segnali importanti di
stati di sofferenza, il cui senso va compreso caso per caso) ci possono essere:
- crisi rispetto alla propria identità (chi sono? Cosa provo?
Non mi riconosco più?);
- crisi rispetto al proprio progetto di vita (non so in che
direzione andare, non so cosa voglio);
- stati di isolamento (sono completamente chiuso in me stesso,
non me la sento di uscire di casa, tutto mi terrorizza)
- traumi (ad esempio: traumi singoli come incidenti per cause
umane o naturali, traumi sessuali vissuti nell’infanzia o nell’adolescenza,
maltrattamenti fisici, lutti in età adulta o vissuti nell’infanzia/adolescenza,
traumi “minori” ma condizionanti lo sviluppo della personalità).
- disagio nelle relazioni con i coetanei (sono timidissimo, mi
arrabbio con tutti, non conto per nessuno; nessuno mi ascolta, non riesco a
farmi degli amici, non sto più bene con gli amici di sempre);
- sofferenze in campo amoroso (sono stato lasciato, nessuna mi
vuole, ho il terrore del sesso);
- disagio rispetto al proprio corpo (non mi piaccio per nulla,
mi sento grasso, ho questo difetto che non riesco ad accettare, sono cambiato e
non mi accetto come sono ora);
- dubbi sulla propria identità sessuale (non so se sono
attratto dalle ragazze o dai ragazzi, faccio pensieri su quelli del mio stesso
sesso, ho paura di essere gay, ho paura di essere lesbica);
- tensioni con i genitori (non mi capiscono, non sanno quello
di cui ho bisogno, mi trattano come un bambino, invadono i miei spazi, non mi
lasciano crescere, non li sopporto più);
- problemi a scuola (non mi importa nulla della scuola, non mi
piace quello che faccio, non riesco a dimostrare che sono capace, non riesco a
concentrarmi, sembro stupido);
- angosce e paure (ho il terrore di stare da solo, mi blocco,
ho il terrore dei giudizi);
- ossessioni (non riesco a non pensare a queste cose che mi
vengono in mente senza che io possa controllarle, mi lavo le mani i
continuazione, accendo e spengo la luce in continuazione);
- pensieri autodistruttivi (ho pensato di suicidarmi, penso di
farmi del male);
- gesti autodistruttivi (più evidenti come i tentati suicidi o
più sfumati come l’anoressia; ho tentato di uccidermi, mi ferisco, non mangio,
vomito di proposito, sono spericolato, mi faccio, bevo);
- somatizzazioni ossia stati di malessere fisico per cui è
stata constatata (ad esempio dal medico curante, dal pediatra o dallo
specialista) l’assenza di una causa organica alla base (ho sempre mal di testa,
mi brucia lo stomaco, mi si irrita la pelle);
- rabbia (sono pieno di rabbia, sovente perdo il controllo,
odio tutti, salto su come una molla).
Se sono i genitori che chiedono una consulenza psicologica
per il figlio adolescente tra i temi di sofferenza ci possono essere molte
delle problematiche appena segnalate, naturalmente con la differenza di ottica
che possono avere i genitori rispetto al diretto interessato.
É opportuno
distinguere quattro situazioni:
- il figlio adolescente sa della richiesta dei genitori allo psicologo
ed è d’accordo ad incontrarlo. In questo caso i genitori e il ragazzo sono
concordi quantomeno rispetto al fatto che ci sia uno stato di crisi da prendere
in considerazione; poi può ovviamente differire il modo in cui leggono la
situazione.
- il figlio adolescente sa della richiesta dei genitori allo
psicologo e non è contrario ad incontrarlo anche se ritiene che non vi sia
nessuna problematica di tipo psicologico che lo riguardi. In questo caso può
essere spinto ad incontrare comunque lo psicologo per semplice curiosità o per
capire cosa pensino i genitori di lui, come mai lo vedano in modo così diverso
da come si percepisce lui. Secondo quanto emergerà nel corso del/dei primo/i
colloquio/i, l’adolescente individuerà con lo psicologo degli aspetti su cui
deciderà che valga la pena soffermarsi, oppure no.
- il figlio adolescente non sa della richiesta dei genitori
allo psicologo. In tale caso è importante che i genitori arrivino in qualche
modo a parlargliene, spiegandogli la loro preoccupazione. Questo può poi far
approdare la domanda rivolta al clinico alla prima situazione, alla seconda o
viceversa alla quarta.
- il figlio adolescente sa della richiesta dei genitori allo
psicologo ma non è assolutamente disponibile ad incontrarlo. In tale caso, il
tipo di lavoro potrà essere una consulenza ai genitori rispetto al loro
rapporto con il figlio. Ciò non esclude che in futuro il ragazzo possa cambiare
posizione e decidere di incontrare lo psicologo. In particolare nel caso di una
differenza di vedute tra genitori e figlio, può essere che i genitori si
allarmino e si preoccupino per una situazione che nulla ha in sé di patologico
ma che è più connessa alla difficoltà di padre e madre di confrontarsi con il
processo di crescita del proprio figlio (figlio che man mano è meno sotto il
loro controllo e la loro sfera di influenza, che non possono più proteggere
come facevano quando era bambino). Oppure viceversa la differenza di visione
tra genitori e figlio rispetto alla situazione del ragazzo può essere il segno
di una giusta preoccupazione di padre e madre che si accompagna ad una
significativa difficoltà per il ragazzo di riconoscere il proprio stato di
disagio
Oltre dunque all'attività clinica e di supporto psicologico,
curo dei progetti di supporto alla genitorialità per i genitori di adolescenti:
tramite convegni, workshops ed attività di formazione esperienziale.
ADOLESCENTI ISTRUZIONI PER L’USO è uno di questi.
Parallelamente mi occupo di prevenzione del Bullismo e del
Cyberbullismo con progetti su scala regionale e nazionale (Veneto, Campania)
aiutando poi le vittime in percorsi terapici che li aiutano a riprendere e
risollevare la propria autostima.
Tutta la mia professionalità e la mia passione nell'aiutare ragazzi e genitori sarà messa a disposizione nei pomeriggi organizzati da Assogevi Onlus, che ringrazio di cuore.
Dott.ssa Giulia Disegna
Ringraziamo, quindi, la Dott.ssa Giulia Disegna ed Assogevi Onlus e speriamo che grazie a loro alcuni piccoli o grandi problemi che tutti ci troviamo prima o poi ad affrontare possano trovare una più rapida e felice soluzione.
Zaffo
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