Buongiorno amici lettori e amiche lettrici...
Tanti tanti auguri di buon anno nuovo!
Spero che questo 2017 possa regalarci tutto ciò di cui abbiamo veramente bisogno, al di là di quel che desideriamo.
Vi porgo i miei migliori auguri con questo capitolo di "Bran il Paladino: attacco al Tempio", il mio primo romanzo heroic fantasy.
Un capitolo molto emozionale, in cui si mescolano sentimenti che apparentemente non potrebbero o non dovrebbero trovare spazio all'interno di una stessa situazione: eppure vita e morte sono le due facce di una stessa medaglia proprio come l'odio e l'amore, la rabbia e la felicità... Forse, tutto dipende dal punto di vista.
Spero di darvi, in dieci minuti, almeno un pizzico di emozione e, se almeno una lacrimuccia scenderà sulle vostre guance, fatemelo sapere.
A tutti e a tutte voi, buon anno e buona lettura.
Tempo di lettura: 10 min
Tanti tanti auguri di buon anno nuovo!
Spero che questo 2017 possa regalarci tutto ciò di cui abbiamo veramente bisogno, al di là di quel che desideriamo.
Vi porgo i miei migliori auguri con questo capitolo di "Bran il Paladino: attacco al Tempio", il mio primo romanzo heroic fantasy.
Un capitolo molto emozionale, in cui si mescolano sentimenti che apparentemente non potrebbero o non dovrebbero trovare spazio all'interno di una stessa situazione: eppure vita e morte sono le due facce di una stessa medaglia proprio come l'odio e l'amore, la rabbia e la felicità... Forse, tutto dipende dal punto di vista.
Spero di darvi, in dieci minuti, almeno un pizzico di emozione e, se almeno una lacrimuccia scenderà sulle vostre guance, fatemelo sapere.
A tutti e a tutte voi, buon anno e buona lettura.
Tempo di lettura: 10 min
Prima che la signora Malstorm potesse finire il lavoro cominciato dal demone alato, Bran Llyr è stato soccorso da quattro concittadini i quali, su una barella improvvisata, l'hanno portato nei pressi del Tempio: dopo esser stato attaccato dalle forze oscure, quindi, Bran si trova ora al sicuro tra le mura del Tempio dei Paladini di Ororia...
Tra quei quattro uomini, c'era Ed: l'artigiano la cui moglie è stata curata da Bran nei capitoli precedenti.
Sembra tutto finito: Ed sta tornando a casa, felice e contento della ricompensa guadagnata e della benedizione di Orus su di lui.
Invece tutto ha inizio: Bran Llyr intraprende un viaggio al di fuori del proprio corpo, attraverso gli occhi di Ed, le sue mani e le sue sensazioni, il giovane paladino sarà impotente testimone di un orribile triplo omicidio. La signora Malstorm si rivelerà per quello che è: una creatura serva del male capace di costringere Ed e la sua famiglia ad un orribile sacrificio.
3 - SACRIFICIO
Quando, dopo aver accettato con
estrema gratitudine la ricompensa promessagli, Ed si accinse a congedarsi da
Damien, Gran Maestro della Gilda dei Paladini di Ororia, Bran era lì!
Anzi era come se fosse stato Bran
stesso a stringere il forte braccio del capo dei paladini in segno di saluto.
Quelle mani sporche e callose che vedeva come proprie, però, si muovevano senza
che lui gli avesse comandato di farlo. In un lampo di folgorazione, il giovane
paladino riconobbe quelle mani come le mani di Ed, l’artigiano che aveva
chiesto il suo aiuto per curare la moglie colta da quella strana malattia che
si stava diffondendo in città; il padre di quella graziosa ragazzina dai
capelli rossi e dalle guance spruzzate di simpatiche lentiggini, la piccola
Sandra.
Dopo aver lasciato il Tempio con in
mano un borsello colmo di monete ed il cuore pieno della benedizione di Orus, lui,
o meglio Ed, non riuscì a capire bene, si avviò verso casa assieme agli altri
quattro che avevano condotto Bran fino al Tempio in portantina.
La notte era davvero fredda, tanto che
Bran poté sentire il gelo insinuarsi sotto il pastrano di lana… lo stesso
pastrano che aveva visto indossare ad Ed!
In un cielo per metà coperto da scure
nubi, la Luna spandeva la sua languida luce colmando di pallore le vie di
Ororia.
Portandosi le mani alla testa, Bran si
sistemò il berretto di lana che un’improvvisa folata di vento minacciò di far
volare via… Da quando in qua aveva iniziato a portare il berretto di lana?
Si chiese. Possibile che il veleno dell’Imp lo avesse fatto uscire di senno?
Quella era l’unica risposta che seppe darsi.
Con gli occhi di Ed, il giovane paladino scorse poco
distante una casa di pietra dal tetto basso e piatto.
<<Buona
notte Ed!>> gli augurò un uomo al suo fianco, che Bran non riconobbe.
<<Buona
notte a te, Ciad>> gli rispose, rendendosi conto che quella voce e quelle
parole non erano sue.
Entrato in casa, Bran vide che il
fuoco nel caminetto stava quasi per spegnersi. Giratosi per prendere altra
legna, scorse un bigliettino sul tavolo. Curioso lo aprì: “Caro papà, siamo
dalla vicina. La mamma si è svegliata e così la Signora Malstorm si è offerta
di preparargli una tisana ed alcuni biscotti” recitava il foglietto, in una
bella scrittura cicciotta e spaziosa che Ed riconobbe come quella della piccola
Sandra.
Bran avrebbe voluto gridare, dire ad
Ed di non entrare in quella casa bensì di cercare al Tempio l’aiuto necessario
per andarsi a riprendere moglie e figlia. Lo avrebbe preso a schiaffi pur di
impedirgli di mettere piede in quella lugubre dimora, ma nessun suono gli uscì
di bocca e nessun muscolo rispose al suo appello.
Dopo aver riattizzato il fuoco, quelle
grosse mani callose infilarono il bigliettino in tasca per posarsi, poco dopo,
sulla maniglia della porta la quale si aprì per richiudersi un istante dopo. Il
freddo lo investì ancora una volta.
Fischiettando, Ed si diresse verso la
casa che si trovava infondo alla via: ancora una volta, nessuna luce filtrava
dalle imposte chiuse e ancora una volta Bran poté leggere il cartello “Casa
Malstorm. Opere di carità”.
Se avesse potuto ordinare a quelle
gambe di girare su se stesse e fuggire di lì alla massima velocità, Bran lo
avrebbe fatto, per il bene di Ed, ma quel corpo non gli apparteneva, si rese
conto, sconsolato.
Attraverso gli occhi dell’artigiano,
Bran Llyr poté osservare la porta di casa Malstorm aprirsi lentamente sul solito
ambiente lugubre ed ombroso. La signora Malstorm, sorridente e gentile, invitò
Ed ad entrare in casa.
<<La
prego di sedersi e gustare un pò di questa ottima tisana>> lo invitò
mettendogli dinnanzi una tazza fumante ed un piattino colmo di biscotti.
<<Mia
moglie e mia figlia?>> le chiese Ed sorseggiando la dolce bevanda.
<<Oh,
non si preoccupi, giacciono di là assieme>> gli rispose la signora
Malstorm, sottovoce, portandosi il dito indice davanti alla bocca.
<<Beh,
l’ora è tarda, ha ragione signora>> fece l’uomo degustando anche uno di
quegli ottimi biscotti al burro.
<<Può
rimanere anche lei qui a dormire, se non ha voglia di passare la notte da
solo…>>
<<La
ringrazio di cuore, signora Malstorm, ma mi basterà dare un’occhiata ai miei
due angeli, non vorrei svegliarle… Sempre se non le danno disturbo per
stanotte…>>
<<Certo
che no mio caro! Anzi, mi ha fatto molto piacere averle in casa>> lo
rassicurò la donna, invitandolo ad accedere alla stanza adiacente.
<<Ecco,
vada ad augurar loro la buona notte.>>
<<Grazie
ancora>> le disse Ed scusandosi del disturbo.
Alzandosi dalla sedia, però, le sue
gambe cedettero per un istante.
<<C’è
qualcosa che non va, caro Ed?>> gli chiese la donna con fare preoccupato.
<<No,
no>> rispose lui appoggiandosi al muro. <<Deve essere solo la
stanchezza accumulata, niente di più>> continuò apprestandosi alla porta
la quale, di scatto, si chiuse alle sue spalle.
A quel punto, l’anima di Bran gridò
tutto il suo disgusto, il suo sgomento, la sua ira e la sua indignazione, ma
nessun orecchio poté cogliere quelle urla disperate.
Gli occhi di Ed, attraverso i quali
Bran vedeva, ci misero alcuni istanti ad abituarsi all’oscurità di quella
stanza illuminata soltanto da cinque candele di cera nera. Nello stesso istante
in cui la vista gli si schiarì, la mandibola gli cadde ed un tremore
paralizzante gli scorse lungo tutto il corpo.
Bran poté sentire le lacrime
scorrergli lungo le guance, lacrime amare e brucianti. Il cuore del paladino
ebbe un sussulto ma era come se fosse incatenato così da non poter far
esplodere la magia che covava.
Dalla gola di Ed scoppiò un verso
disumano, un grido raschiante subito accompagnato da conati di vomito. Alzati
gli occhi verso la signora Malstorm, Ed la vide trasformarsi in una creatura da
incubo: i suoi lineamenti si sfaldarono come d’incanto per lasciar emergere un
muso bestiale, da cane. Il naso gli si allungò mentre la fronte prese ad
arretrare trascinando con sé gli occhi che, da grandi e scintillanti, divennero
piccoli e neri; i bei denti, bianchi e regolari, lasciarono il posto ad una
fila di fauci insanguinate in cui spiccavano i lunghi canini appuntiti.
A quella vista Ed rimase impietrito.
L’orrida creatura si avviò con
misurata lentezza verso i corpi dilaniati delle due vittime: Sandra e sua madre.
Il sangue sgorgava ancora dalle loro viscere, caldo e copioso, coagulandosi per
terra in scarlatte pozze leggermente fumanti. Come se un tale orrendo
spettacolo non bastasse, le teste delle due vittime si girarono di scatto verso
Ed il quale, ora colmo di rabbia, avrebbe voluto gettarsi sul mostro con tutta
la foga di cui era capace solo che, stavolta, braccia e gambe non risposero al
loro padrone.
Bran, squassato dal dolore, disperato
ed affranto, pregò Orus perché tutta quella malvagità avesse fine all’istante;
ma così non fu.
Gli occhi di sua moglie e di sua
figlia, ancora vivi e lucenti a testimoniare la loro coscienza, erano pieni di
lacrime e sangue mentre dalle loro bocche, ad ogni affondo delle fauci del
mostro nelle loro carni, si levavano urla pietose e strazianti.
Dopo aver pasteggiato sui due corpi,
immobili e squartati, quella che era stata la signora Malstorm si avvicinò ad
Ed che provò a fuggire, senza riuscirci.
<<E’
l’effetto di quella tisana, mio caro Ed>> ruggì la testa di cane.
<<Intorpidisce il corpo, immobilizzando la vittima sacrificale, lasciando
però che la stessa abbia il tormento di rimanere cosciente per sentire le sue
carni strapparsi di dosso, morso dopo morso>> ruggì ancora.
Preso Ed per i capelli, il mostro lo
sollevò fino all’altezza dei suoi occhi permettendogli di vedere che, al centro
di un pentacolo le cui punte erano costituite dalle candele, tra l’altare sul
quale era posta sua moglie e quello sul quale giaceva la piccola Sandra, ce ne
era uno di vuoto, apposta per lui.
Il mostro dalla testa canina lo sbatté
sulla fredda pietra dell’altare senza grazia alcuna: l’uomo sentì alcune ossa
rompersi provocandogli un dolore lancinante che gli strappò un urlo; lo stesso
urlo scaturì terribile anche dall’anima del giovane paladino, costretto a
guardare la scena, impotente.
Tutto ciò che Ed e sua moglie non
riuscirono a dirsi, lo capirono guardandosi negli occhi gonfi e rossi dal
pianto.
<<Che
Orus abbia pietà delle nostre anime e conceda al nostro amore di fiorire puro e
candido nel suo Bianco Regno>> gli sussurrò la moglie, gemendo, tra un
urlo e l’altro.
<<Avrei
voluto regalarti il mondo intero, amore mio>> gli rispose Ed stringendo i
denti. <<Ma ho fallito in tutto>> si rammaricò.
<<Non
è vero>> gli rispose lei, mentre la sua anima già iniziava a distaccarsi
dal corpo martoriato. <<Con te ho trovato qualcosa che vale più dell’oro
di tutto il Regno, un amore sincero che non ha prezzo e insieme abbiamo
condiviso momenti di una gioia indescrivibile… Sarei pronta a disfarmi delle
ricchezze di una Regina per un tuo abbraccio soltanto!>> riuscì a
terminare, prima di intraprendere l’ultimo viaggio.
L’anima della donna si levò splendente
sopra le teste di Ed e di Sandra, apparendogli come un angelo dalle grandi ali
bianche, sorridente e beata.
<<Vi
aspetto, tesori miei!>> disse loro prima di essere richiamata verso la
bianca luce.
Ed allora, ormai incurante di una
morte che gli avrebbe portato solo sollievo, intonò alla sua piccola Sandra
quella ninna nanna che la madre era solita cantargli nelle notti più buie:
“Dorme il cane nel canile,
dorme il gatto sul fienile;
la gallina nel pollaio,
la formica al formicaio.
Dorme il pesce in fondo al mare,
dorme il sole e il casolare,
dorme il passero sul tetto,
dorme la bimba nel suo letto.
Dormi tu che dormo anch'io
nella pace del Bianco Dio.”
la gallina nel pollaio,
la formica al formicaio.
Dorme il pesce in fondo al mare,
dorme il sole e il casolare,
dorme il passero sul tetto,
dorme la bimba nel suo letto.
Dormi tu che dormo anch'io
nella pace del Bianco Dio.”
Cantilenando assieme quella dolce melodia, padre e figlia si addormentarono per sempre librandosi così, alcuni minuti dopo, verso le braccia del Bianco Orus.
Nello stesso istante Bran Llyr, madido di sudore e con gli azzurri occhi colmi di brucianti lacrime, si svegliò cacciando un urlo così terrificante che si sparse per i corridoi del Tempio come un eco di un mare in burrasca; un urlo di disperato dolore ed infinito terrore, di rabbia e bestiale sete di vendetta, poiché un male così perverso e crudele non sarebbe potuto rimanere impunito.
Non possono mancare i suggerimenti musicali... Usate queste tre canzoni che vi suggerisco per entrare in sintonia con questo bel capitolo. La musica apre nuovi mondi e finestre ariose sui mondi fantastici!
Godetevi questi tre titoli:
Death SS - The cannibal Queen
Evanescence - Sweet sacrifice
Disturbed - The sound of silence
Zaffo
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