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Dopo la sua missione presso un villaggio attorno ad Ororia, Bran Llyr fa ritorno in città per consegnare nella mani dei Chierici il Mezzelfo Frederik e il suo compare Mezzorco; i due delinquenti colti in fragante presso la fattoria del vecchio Tob.
Bran si recherà poi presso il Tempio dei Paladini del suo ordine per fare rapporto al suo Maestro, Thoris il quale, però, sembra nascondere qualcosa: un fardello troppo pesante, un segreto troppo importante.
1 - RITORNO AL TEMPIO
La Luna, regina della notte, indossava
una corona di astri così splendenti da sembrare diamanti, mentre le pieghe
della sua veste blu erano arricchite di gemme brillanti, grandi e piccole, che
insieme formavano miriadi di costellazioni dai disegni più vari.
Per Bran, il cielo notturno aveva
sempre avuto un che di magico, come se le divinità si fossero divertite a dipingere
sullo sfondo del mondo la loro più sublime fantasia. Desideroso di saper
attribuire un nome a tutte quelle costellazioni, più di una volta si era
ripromesso di studiare un pò di astrologia, ma tante altre volte non ne aveva
mai avuto l’occasione.
A strapparlo dalla sua idilliaca
tranquillità fu un gorgogliante ruggito del Mezzorco che, svegliatosi, faticò a
capire dove si trovasse e perché fosse legato in sella ad un cavallo.
<<Farai
meglio a non disturbarmi>> lo redarguì Bran, scocciato. <<Con i
malviventi come voi due la mia pazienza tende ad esaurirsi molto in
fretta.>>
Solo dopo alcuni minuti, il Mezzorco
riuscì a ricordare.
<<Maledetto,
tu e i tuoi trucchetti da quattro soldi!>> grugnì il bestione
divincolandosi in sella al cavallo al quale era assicurato.
<<Servirà
solo a farmi innervosire>> lo avvertì il giovane paladino.
<<Disarmato e legato come un salame non puoi che restartene tranquillo
fino a destinazione.>>
<<Sei
uno di quei bastardi Paladini, non è vero?>> gli chiese l’altro con una
buona dose di disprezzo nella voce.
Bran,
a quel punto, fece fermare le cavalcature e, sceso di sella, si avvicinò al
Mezzorco mettendosi al livello della sua faccia.
<<Un
Paladino di Orus che, se non terrai quella tua brutta linguaccia tra i denti,
ti farà stare tranquillo con le cattive>> gli rispose piantandogli negli
occhi uno sguardo di ghiaccio.
<<Prega
il tuo Dio di non rincontrarmi libero ed armato!>> esclamò l’altro
sputandogli addosso.
<<Non
penso che uscirete tanto presto dalle prigioni della Torre del Conclave di
Ororia>> rispose Bran prendendolo per i capelli. <<Ed ora taci,
delinquente, non osare disturbarmi ancora una volta!>> concluse mollando
la presa.
Il Mezzorco, dal canto suo, non volle
saperne di starsene zitto e buono. Continuando ad imprecare contro il suo
carceriere ed a bestemmiare Orus, lo costrinse a smontare da cavallo una
seconda volta.
<<Forse
non ci siamo capiti>> esordì il paladino passandosi la mano tra i lunghi
capelli biondi. <<Scusa tanto, devo essermi spiegato male>> gli
disse sfoderando la spada con fare minaccioso.
<<Ma
tu non puoi…>> iniziò a balbettare il Mezzorco <<sei un
paladino…>> continuò cercando di liberarsi.
<<Ah,
si?>> fece Bran sollevandogli la testa per i capelli ed appoggiandogli il
filo della spada sulla gola. <<Non vedo nessuno in giro a quest’ora. Nessuno
lo verrebbe a sapere, e del resto dubito che qualcuno sentirà la mancanza di
voi due malviventi…>> continuò premendogli la lama sul collo; dal canto
suo, il malfattore prese a dimenarsi disperatamente cercando di sciogliere i
nodi delle corde che lo costringevano all’immobilità.
Vedendo il terrore negli occhi
dell’altro, Bran seppe di aver raggiunto il suo scopo.
<<Ma
hai ragione>> continuò allentando la presa sui capelli del Mezzorco
<<non posso e non voglio ucciderti in questa maniera>> gli disse rinfoderando
la spada, lasciandogli andare la testa e dandogli le spalle come per rimontare
in sella.
Un sorriso di soddisfazione si aprì
sul volto del Mezzorco.
<<Ecco
il vostro problema… Siete degli sporchi codardi!>> gridò sputando.
<<Ma
posso risolvere il problema in un’altra maniera>> riprese Bran con
freddezza. Giratosi di scatto, il paladino abbatté il pomo dell’arma sulla
testa del Mezzorco, facendolo ripiombare in uno stato di incoscienza.
Scuotendo la testa, sconsolato,
rimontò a cavallo.
<<Manca
poco>> sussurrò rivolto all’animale, accarezzandogli la bianca criniera
<<poi io avrò il mio letto e tu il tuo fieno.>>
f
Il giovane paladino dai lunghi capelli
biondi, fece il suo ingresso ad Ororia quando mancavano poche ore all’alba. Il
guardiano dell’ingresso est, da dietro il grande portone di legno rinforzato
con pesanti borchie di ferro, appena lo ebbe riconosciuto gli diede il
benvenuto.
<<Qual
vento vi porta in città a quest’ora tarda della notte, Bianco Bran?>> gli
chiese l’anziano dalla faccia stanca e segnata dal sonno, disserrando i
numerosi lucchetti cigolanti.
<<Non
un buon vento, mio buon Jair. Devo portare questi due delinquenti alla Torre
del Conclave dove saranno processati e, se come credo giudicati colpevoli,
messi al fresco per un bel pò.>>
<<Il
vento del dovere, quindi…>> gli rispose il guardiano apprestandosi ad
aprire il portone quel tanto che bastò a permettere l’ingresso dei cavalli.
<<Del resto non potrebbe essere altrimenti, per un buon paladino qual’e
lei>> concluse sorridendogli con benevolenza.
<<Siete
troppo generoso, Jair>> ricambiò Bran porgendogli, con un sorriso tirato
dalla stanchezza, una moneta d’argento.
<<Mai
quanto lo siete voi, buon cavaliere!>> esclamò contento l’anziano mentre
Bran già si stava dirigendo verso il centro di Ororia.
Giunto presso la Torre del Conclave,
un’alta costruzione in pietra perfettamente levigata e lucidata che dominava la
città, Bran bussò forte tirando il batacchio d’ottone a foggia di sole
raggiante. In risposta al sordo tonfo, un giovane chierico dalle ampie vesti
argentee lo accolse con gentilezza.
<<Che
lo splendore di Orus scenda su di te, Bianco Paladino.>>
<<E
su di te>> recitò Bran. <<Ho il dovere di consegnarvi questi due
malviventi imputati di atti spregevoli>> continuò in tono formale.
<<Abbiate
la pazienza di aspettare solo qualche istante. Farò chiamare due guardie per
scortarli fino alle celle>> gli rispose l’altro.
Alcuni minuti dopo, il chierico
accompagnato da due uomini in armatura leggera, armati di randello e spada
corta, tornò da Bran a prelevare il Mezzorco ed il Mezzelfo che, ancora
incoscienti, furono trascinati via.
Dopo aver riferito al chierico, con
dovizia di particolari, tutte le informazioni sui due delinquenti e sulle loro
malefatte, il giovane paladino rimontò in sella e, prese le redini degli altri
due cavalli, si congedò avviandosi verso le stalle che si trovavano appena
fuori delle mura cittadine, dove avrebbe depositato gli animali.
Stanco, assonnato ed affamato, Bran fu
costretto a recarsi al Tempio a piedi.
<<Le
leggi sono fatte per essere rispettate>> si disse, ripetendo una delle
prime lezioni impartitegli da Thoris, suo Maestro <<altrimenti regnerebbe
il caos e ciò non dovrà mai accadere>> concluse con un sorriso, pensando
che una tale spiegazione non avrebbe di certo convinto i suoi muscoli a
smettere di dolergli.
Lanciando l’ultimo sguardo malinconico
alla notte morente, ad una Luna pronta a cedere il posto ai splendenti raggi
del Sole, il giovane Bran mise piede nel Tempio.
Nella cappella antistante, a quell’ora
del mattino, solo un paio di persone si trovavano inginocchiate sui banchi,
intente a pregare Orus affinché concedesse loro qualche grazia, o a
ringraziarlo per quelle ricevute. Bran l’attraversò in religioso silenzio con
il capo chino ed il passo leggero.
Svoltato a sinistra, si inoltrò in
quella parte del Tempio alla quale avevano accesso solo i paladini ed i pochi
chierici che ivi dimoravano: i bei corridoi dalle pareti di pietra bianca,
illuminati soffusamente dalle dolci fiamme opulente delle torce appese al muro,
sarebbero rimasti vuoti fino all’alba quando tutti si sarebbero svegliati per
benedire il nuovo giorno.
La sua stanza non si trovava molto
distante dall’inizio di quel primo corridoio e, nel giro di un minuto, la
raggiunse. Una volta entrato, poté finalmente ringraziare Orus di avergli
concesso un meritato riposo e, dopo essersi sfilato la tunica ed il mantello
recanti in bella vista il sole raggiante, simbolo del suo Dio, ed essersi
liberato dall’armatura di cuoio borchiato e della cotta di maglia, Bran si
lasciò cadere, esausto, sul suo morbido letto.
f
Ben presto però, il sole di
mezzogiorno, dall’alto di un cielo limpido e terso, illuminò la finestra della
stanza da letto del paladino dai dolci lineamenti contornati dai lunghi capelli
biondi; i soffici raggi di quel sole invernale si posarono sul suo volto.
Rinfrancato nel corpo, nella mente e nello spirito, Bran si riebbe dolcemente.
Messosi a sedere sul letto,
stiracchiandosi e stropicciandosi gli occhi, si diresse con passo pigro verso
il lavello di pietra sistemato in una piccola stanzetta antistante. Lì, mise la
testa sotto l’acqua limpida e fresca che ebbe l’effetto di schiarirgli le idee.
Lavatosi per bene così da togliersi di
dosso i residui delle fatiche del giorno precedente, nonché il forte odore di
sudore, cuoio e cavallo, tornò di là per prendersi cura dell'armatura e delle
armi le quali andavano periodicamente ripulite e lucidate.
Adempiute con solerzia quelle
quotidiane incombenze, vestito ed armato, Bran si apprestò verso la cappella
dove, per tutta l’ora seguente, avrebbe rivolto le sue preghiere ad Orus
affinché gli concedesse la forza divina di lanciare le sue invocazioni.
Così, alle due di un soleggiato
pomeriggio d’inverno, il giovane paladino si mise alla ricerca di Thoris al
quale avrebbe dovuto fare rapporto. Lo trovò presso il grande cortile centrale
del Tempio, intento a terminare i suoi esercizi marziali, in compagnia di un
paio di giovanissime reclute. Fermatosi al limitare del giardino, aspettò
pazientemente che Thoris lo notasse.
<<Mi
stavo giusto chiedendo dove fossi andato a finire!>> esordì il Maestro
della Gilda, interrompendo la lezione di scherma.
<<In
realtà, non mi trovavo molto distante>> gli rispose il giovane Bran,
sorridente, tendendogli il braccio in segno di saluto.
<<Allora,
cosa devi riferirmi rispetto alla tua ultima missione?>> gli chiese
l’altro dopo aver rinfoderato lo spadone, afferrandogli il braccio con una
stretta forte e calorosa così da ricambiare il saluto.
<<Molte
cose, Maestro, di cui alcune impreviste>> gli spiegò <<ma sarà
meglio che ve ne parli davanti ad un buon pasto poiché l’ora del pranzo è
passata senza che potessi mettermi a tavola, ed ora il mio stomaco reclama
cibo>> continuò chiedendogli di accompagnarlo al refettorio del Tempio.
<<Continuate
pure con questi esercizi>> gridò Thoris agli aspiranti paladini che si
stavano allenando <<io sarò di ritorno tra una mezz’ora circa>>
disse incamminandosi con Bran.
Percorrendo i soleggiati corridoi di
pietra bianca, i due raggiunsero il refettorio nel giro di alcuni minuti. Lì
trovarono Kruiff, un Mezzorco sui trent’anni con un sorprendente sorriso sempre
stampato in volto.
<<Oh,
Maestro Thoris, Bianco Bran>> li salutò con la grossa mano callosa,
smettendo di spazzare il pavimento. <<Temo che siate arrivati troppo
tardi per il pranzo!>> li informò grattandosi la testa.
<<Salve
buon Kruiff>> gli rispose Bran mentre Thoris ricambiava il saluto con un
leggero inchino. <<Quest’oggi non ho potuto pranzare per tempo, ma ti
sarei molto grato se potessi andare in cucina a controllare se sia ancora
rimasto qualcosa>> lo pregò il giovane paladino.
<<Beh,
penso di sì, non dovrebbe essere un problema>> acconsentì il Mezzorco
dirigendosi con passo svelto verso le cucine. <<Anche se non posso
prometterle niente>> avvertì.
<<Qualsiasi
cosa di commestibile sarà ben accetta!>>
Le cucine, tra le stanze più grandi
del Tempio, si trovavano a quell’ora in uno stato di totale confusione: piatti,
posate e capienti pentole sporche assieme ad alte pile di bicchieri mezzi pieni
e mezzi vuoti, brocche di acqua e di vino bianco e rosso invadevano ripiani e
lavelli fondi come vasche.
Kruiff, che di quelle cucine era il re,
avrebbe dovuto, assieme a Tesla, l’Umana sua moglie che della cucina era la regina,
provvedere a pulire e riordinare tutto in tempo utile per preparare la cena.
Il Mezzorco, cacciato malamente dalla
sua tribù perché ritenuto colpevolmente poco dedito alla guerra ed alle
crudeltà che ne venivano di conseguenza, aveva trovato in Ororia, e nel Tempio
in particolare, un ambiente disposto ad accettarlo per quello che era al di là
della razza e del rude aspetto fisico… Un aspetto che a sua moglie, Tesla, non
dispiaceva per nulla, anzi…
Kruiff proveniva dalle Terre Selvagge
al di là dei confini del Sacro Regno, ed appena undicenne era stato trovato da
Damien in uno stato penoso: seminudo, malnutrito e disidratato, quasi in fin di
vita. Il paladino, allora Maestro della Gilda, ne aveva avuto una grande pietà
decidendo che sarebbe stata cosa buona e giusta, gradita allo stesso Orus,
prestargli aiuto. Così lo portò con sé presso il Tempio dove fu curato,
sfamato, dissetato e vestito. Il Mezzorco e Damien divennero presto buoni
amici: i modi gentili del paladino fecero si che l’altro si aprisse nei suoi
confronti, finendo con il raccontargli del suo esilio. Con lo sconforto nel
cuore e lo stomaco in tumulto, Kruiff raccontò all’allora Maestro della Gilda
di una razzia in un villaggio di Mezzelfi finita in massacro. Lui, a differenza
dei suoi compagni, gli raccontò, non riuscì ad ammazzare nemmeno un nemico né a
stuprare nessuna donna; mentre gli altri Mezzorchi si dedicavano a rubare tutto
ciò che potevano trasportare e ad incendiare il resto, lui se ne stette immobile,
come impietrito, ad osservare quello scempio finendo con lo stare male dal
disgusto provato. Tornati al loro accampamento, deluso ed irritato dal
comportamento del figlio, suo padre lo diseredò dinnanzi all’anziano sciamano
il quale, venuto a conoscenza della sua condotta, non esitò a condannarlo
all’esilio. <<Ecco qui qualcosa da mettere sotto i denti, Bianco
Bran!>> esclamò Kruiff porgendo al paladino un paio di piatti colmi di
ciò che era avanzato dal pranzo. <<Un pò freddo, forse, ma sempre di cibo
si tratta>> concluse appoggiandoli al tavolo al quale i due paladini si
erano nel frattempo accomodati.
<<Non
avrei potuto desiderare di meglio, te lo assicuro. Ti ringrazio Kruiff>>
gli rispose Bran prendendo i piatti e le posate dalle mani del Mezzorco.
<<Buon
appetito!>> gli augurò il cuoco mettendogli davanti un bicchiere ed una
piccola caraffa di vino rosso, tornando poi ai suoi lavori, lasciandoli così
soli.
<<Allora,
Bran?>> gli chiese quasi sottovoce Thoris, nel silenzio del refettorio,
osservandolo addentare una coscia di pollo cotto allo spiedo.
<<Si,
scusi Maestro>> si affrettò a rispondere il giovane paladino deglutendo
il saporito boccone.
Tra morsi e sorsi, Bran raccontò al
suo Maestro tutto quanto era accaduto presso il villaggio di contadini. Due
furono i punti che il giovane sottolineò: la strana presenza dell’Imp, il
demonietto alato, e l’illecita attività di strozzinaggio del Mezzelfo Frederik.
Mentre parlava, però, il giovane
paladino, che aveva l’abitudine di osservare dritto negli occhi il suo
interlocutore, percepì una strana ombra nello sguardo dell’altro come un velo
che gli oscurasse a tratti le pupille e gli segnasse i duri lineamenti.
<<Davvero
ben fatto>> si complimentò Thoris dandogli un’affettuosa pacca sulla
spalla. <<Ti sei comportato in maniera impeccabile e così facendo hai
reso grazie a Nostro Signore Orus. Stai dimostrando di crescere in saggezza,
mio allievo, e ricorda che è la forza d’animo la più importante tra le virtù di
un paladino>> concluse sorridendogli.
Un sorriso che al giovane sembrò
costargli fatica, quasi tirato.
<<E’
successo qualcosa di interessante, in mia assenza?>> gli chiese Bran
sorseggiando l’ultimo bicchiere di vino, spinto da una strana sensazione.
<<No,
o almeno niente che sia degno di nota. La vita ad Ororia scorre tranquilla come
sempre.>>
<<Beh,
ne sono lieto>> gli rispose l’altro, non del tutto convinto.
<<In
realtà>> continuò poi Thoris accarezzandosi le guance coperte di una rada
barba nera appena spruzzata d’argento <<i malati sono stati un pò più del
solito ma per fortuna i Chierici si sono presi cura della maggior parte di
loro>> concluse.
<<Un
qualche tipo di epidemia?>> gli chiese Bran, interessato.
<<Non
proprio, più che altro una forma di spossatezza e di generale malessere. Niente
di così grave considerato anche che la maggior parte dei malati appartiene alle
fasce più povere e peggio nutrite della popolazione>> gli spiegò Thoris
stringendosi il petto con la mano destra, all’altezza del medaglione a foggia
di sole raggiante.
<<Malnutrizione,
quindi>> dedusse il giovane dagli scintillanti occhi azzurri, percependo
ancora una volta quell’ombra nello sguardo del suo Maestro.
<<Potrebbe
darsi di sì, infatti il Tempio si è molto impegnato, ed ancora si impegna, in
una distribuzione eccezionale di generi alimentari ai più poveri>> lo
informò il paladino dagli occhi nocciola.
<<C’è
qualcosa che non va?>> chiese subito Bran cogliendolo di sorpresa.
<<No,
no, solo la testa mi gira leggermente… Colpa del grande uso di incantesimi
curativi e delle mille e più incombenze che mi tengono occupato ad ogni ora del
giorno e della notte>> tagliò corto Thoris alzandosi in piedi. <<E’
ora che torni agli esercizi di scherma, mi staranno aspettando in
cortile>> si affrettò ad aggiungere tendendogli il braccio in segno di
saluto, subito ricambiato dall’altro.
<<Stai,
stai pure un altro pò>> aggiunse poi vedendo il giovane paladino
intenzionato ad accompagnarlo. <<Magari solleva Kruiff dall’incombenza di
sparecchiare… Ha sempre così tanto lavoro che una mano gli sarà di
gradimento.>>
<<Si,
Maestro, penso che abbiate ragione>> gli rispose il biondo paladino
apprestandosi a riordinare il tavolo.
Ed è con gran piacere che, per la lettura di questo primo capitolo del mio romanzo, vi suggerisco il sottofondo musicale che mi ha ispirato nella sua stesura... Speriamo possa esservi piacevole all'ascolto ed aiutarvi a gustare meglio le pagine di cui sopra: Rhapsody - Il canto del vento; Blind Guardian - Frutto del buio; Axxis - Living in a world.
Leggete amici ed entrate nel mondo di Bran il Paladino!
Zaffo
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